Il cambiamento: rischio o possibilità
Ho pensato di scrivere quest’articolo leggendo alcuni commenti in rete, sull’opportunità di iniziare una psicoterapia. Mi ha stimolato l’idea di partire dalle considerazioni libere delle persone.
Molte volte la scelta di iniziare un percorso è controversa. “Ma io non sono matto”, “Ma chi è questa estranea a cui devo raccontare le cose più intime della mia vita?”, “Non mi serve a niente …ce la faccio da solo”, “Io non ho problemi gravi, litigo con mia moglie per delle cavolate”, “Non so se è giusto quello che faccio con mio figlio, lui mi risponde sempre male”.
Questi dubbi sono comuni e spesso le persone arrivano in studio non troppo convinte, magari inviate da qualcuno che le ama o che non le sopporta più.
“Penso che possa essere di estrema utilità purchè si parta dal presupposto di dover crescere e cambiare”
Il lavoro della terapeuta e le sue competenze, sono uno strumento che la persona decide di utilizzare per individuare una nuova strada, dal punto in cui la stessa si è interrotta. Magari a causa di un cambiamento lavorativo, economico, di relazione, di salute o come in questo momento storico addirittura a causa di una pandemia. O semplicemente perché non ti senti più a tuo agio sul quella strada, ti causa sofferenza.
La terapeuta accompagna per quella deviazione… “sai come quando ti trovi davanti la freccia che ti manda chissà dove…Non hai scelta e devi seguire l’indicazione, senza sapere dove ti condurrà!”
“Perdi le tue coordinate e non sai bene dove andare. La terapeuta ti aiuta a fare di quella strada, una nuova possibilità. Del resto il solito percorso ti porterebbe sempre nello stesso luogo. E cioè dove tu stai male. Perciò cambiare strada magari ti mostra nuove possibilità ed anche nuove mete”.
Io penso che ciascuno di noi utilizzi delle strategie più o meno consapevoli per stare al mondo, per entrare in relazione, per resistere a certe situazioni, per farsi accettare.
Fino a quando le solite modalità automatiche funzionano, cioè consentono una percezione soggettiva di benessere, non si pone la necessità di modificarle, a meno che non sia la vita stessa ad introdurre un cambiamento, a volte inaspettato.
Il problema sorge quando un evento, una situazione, una relazione inizia a causare malessere, sia a livello psicologico ed emotivo sia a livello fisico. Il “sistema uomo” inizia a cercare una soluzione nel ventaglio delle possibilità a sua disposizione. Ma non le trova. Va in crisi, pensa di non riuscire a venirne fuori, di non poter trovare una soluzione.
Perciò prende coraggio e chiede aiuto. Ed è un passo importante…decisivo. “Mi sentivo come nelle sabbie mobili, più mi muovevo più affondavo. Poi ho deciso di allungare la mano e mostrare la mia paura, gridando. Ho tenuto forte quella mano che mi ha afferrato anche quando era più facile lasciarmi andare. Grazie!”
Una voce opposta dice: “Onestamente non mi ha aiutato un granchè ma forse sono io che sono diffidente verso questo tipo di figura professionale, se ho dei problemi me li risolvo da solo”.
Su questo mi viene di riproporre una scena simpatica accaduta qualche tempo fa nel mio studio, durante una seduta di coppia, con un signore che aveva il dito fasciato per una frattura. Gli chiesi se fosse stato lui a farsi la fasciatura. Lui mi guardò stupito raccontandomi minuziosamente l’iter affannoso nei meandri del Pronto Soccorso. Io gli chiesi nuovamente se fosse stato lui a farsi la fasciatura. Lui mi riguardò incredulo. Allora gli chiesi come mai avesse avuto bisogno dell’ortopedico, perché non era riuscito a fare da solo? A quel punto comprese il senso della mia domanda. “Perché pensi di aver bisogno di un medico per curare una ferita del corpo ed invece di poter fare da solo per una ferita psichica? Probabilmente, se sei arrivato qui, è perché non è stato possibile risolvere il tutto con un antidolorifico dell’anima”.
Ovviamente gli ingredienti perché una terapia porti i risultati desiderati implicano la competenza della professionista, l’impegno e la volontà della persona che chiede la consulenza, l’istaurarsi di una relazione che funzioni. Anche quella terapeutica è una relazione, una relazione di fiducia. E’ importante che si dedichi qualche colloquio di reciproca valutazione, anche se su piani diversi e poi si proceda nella direzione condivisa. Questo, di solito, conduce a dei risultati soddisfacenti.
“Una volta trovata la strada ho continuato da solo”
E questo è l’obiettivo della terapia!